Sotto la Polvere di Lago i tesori della Marsica
di Marco Ciaffone
Il lago di Secinaro (foto di Vittorio Palma)
Non ho mai visto così tanti miei compaesani immergersi nella lettura di un libro che affondasse le sue radici fin dentro il cuore più profondo della storia della loro terra. Il libro in questione è "Polvere di Lago", lavoro di Francesco Proia, giovane originario di Luco dei Marsi. Leggendolo ho capito perché. Il dosaggio tra le ricostruzioni sulla storia che ha preso vita nei secoli sulle sponde del lago Fucino, fino ad arrivare al suo prosciugamento, e un intreccio narrativo che lascia largo spazio alla fantasia senza mai perdere un'aura di verosimiglianza sembra quello giusto, mentre una prosa piana e lineare permette ad un pubblico molto vasto di avere accesso ai costanti riferimenti al vissuto della Marsica.
Un vissuto che diventa un puzzle la cui ricostruzione viene affidata alle vicende di Alessandro, giovane universitario romano che si trova a vivere il momento più tragico della storia recente dell'Abruzzo, il terremoto aquilano del 2006. Spetta a lui, e alla sua fortuna, il compito di effettuare un ritrovamento archeologico che lo rende in poche pagine l'impersonificazione di un legame che dura da millenni, quello tra Roma e il Fucino. Il mistero che si apre attorno al ritrovamento porterà in breve Alessandro proprio a Luco dei Marsi, a ridosso del Bosco sacro della Dea Angizia venerata da quel popolo antico che si meritò, sul campo, il rispetto della Roma imperiale.
La prima parte del libro è così densa di ritratti su un patrimonio storico che viene troppo spesso ignorato e sottovalutato dagli stessi marsicani; dal tesoro archeologico di Alba Fucens al sogno del prosciugamento del lago testimoniato dai Cunicoli di Claudio fino al filo rosso che lega le antiche guerre sociali dei popoli italici a Fontamara, ogni singolo elemento del territorio viene messo a sistema testimoniandone con fatti e personaggi l'importanza storica che riveste. Un approccio che raggiunge il picco nella narrazione della seconda opera idraulica più importante della storia dell'uomo, il deflusso delle acque del Fucino nel fiume Liri e l'emersione delle terre che sono ora il cuore pulsante dell'economia agricola marsicana. Il percorso che porta dalla canna da pesca ai trattori è dipinto come l'impresa tentata da molti e riuscita solo ad uno: il principe Alessandro Torlonia.
L'anfiteatro di Alba Fucens (foto di Vittorio Palma)
Il tutto si mescola alla parte romanzata, alla storia creata da Proia, che nella seconda parte dal libro innesca un climax di avvenimenti che si incrociano e sono destinati a risolversi, come nei migliori romanzi, solo al termine. Mentre nella mente del lettore appaiono luoghi conosciuti da una vita ma mai visti in una luce così particolare e affascinante.
Dal libro viene fuori senza dubbio l'attaccamento dell'autore alla storia del suo territorio e la speranza che essa possa diventare presto una risorsa e non un rimpianto a tempo indeterminato per un tesoro non valorizzato. Di sicuro, con la sua opera, ha contribuito non poco a far compiere alla Marsica un passo verso questa direzione.